Ti ho conosciuta in Messico, dove le persone sono colorate, come i vestiti e i muri delle loro case. Il cielo è azzurro intenso, la sabbia bianca e non scotta. Il mare ha mille colori, dovunque. La natura sembra che comunichi di più: il mio sentire era elevatissimo in sua presenza. La tua terra è calda, come il cuore delle persone che ho incontrato.

In Messico ho avuto il primo approccio con il superpotere: ho provato sulla pelle gratitudine e gioia, ho pianto davanti a un cielo dai colori indescrivibili, ho imparato la vita lenta. Tu sei dappertutto: coloratissima e bellissima. Un souvenir che molti si portano a casa. Io non lo feci: guardai nel cuore e con stupore mi accorsi che eri già lì. Simboleggi la consapevolezza che il viaggio è uno soltanto, che chi resta deve affrontare il dolore della perdita. Ferite profonde che faticano a rimarginarsi, e quando lo fanno, lasciano quella cicatrice che rimane sempre un po’ sensibile: alcuni giorni di più, altri meno e schiacciandola fa sempre un po’ male… Ti ho accolta. Ho riguardato nel cuore, e aveva esattamente il tuo aspetto.